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I LUOGHI NELLE MARCHE  dove il Santo ha predicato
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I LUOGHI NELLE MARCHE  dove il Santo ha predicato

MARCHE


ACQUAVIVA PICENA

La tradizione riferisce che la mamma di San Giacomo, Antonia, fosse nativa di Acquaviva, ne è testimonianza una piccola cappellina che sarebbe stata la casa di mamma Antonia e il nome di “Contrada San Giacomo”. Nel 1451 venne chiamato per stabilire i confini tra il territorio di Acquaviva e Monteprandone che si condendevano un piccolo pezzo di terra da pascolo lungo il torrente Ragnola. Per risolvere la questione San Giacomo stabilisce che ciascun paese scegliesse otto persone della comunità avversaria, disposte a recarsi a S. Maria di Casalicchio di Montemonaco e attestare con giuramento la verità sui confini. Le persone da scegliere dovevano appartenere a famiglie residenti da non meno di 100 anni.

 

ANCONA

San Giacomo giunse ad Ancona nel marzo del 1427 per predicare la Quaresima. Durante la predicazione, il Santo si adoperò anche per risolvere alcune questioni: l’odio che divideva in fazioni la città e alcune consuetudini che spesso rovinavano le famiglie riducendole sul lastrico. Il 25 marzo, il Consiglio Municipale stabiliva che due persone per ogni quartiere, insieme a San Giacomo si adoperassero per portare la pace nella città. Il santo riuscì a ricomporre la pace e inoltre, fece approvare alcune leggi contro il gioco d’azzardo e il lusso sfrenato negli abiti delle donne.

Nel 1449 ci fu un episodio curioso che ci mostra lo zelo e anche l’umanità dei santi. San Giacomo che allora era Vicario dell’Osservanza delle Marche, visitando Ancona riprese severamente il guardiano del convento che era un santo: il beato Gabriele Ferretti e gli ordinò di fare penitenza in presenza dei confratelli. Il beato obbedì volentieri e poco dopo mandò in dono a San Giacomo un pane di zucchero e un tappeto per la chiesa di Monteprandone in segno di stima e amicizia.

Nel 1456 quando il Beato Gabriele Ferretti era in punto di morte, San Giacomo corse subito ad Ancona per assisterlo fino al 9 novembre giorno in cui il beato morì. Al funerale il vescovo chiese a San Giacomo di tenere l’omelia e il Santo improvvisò un magnifico elogio funebre. Il papa ordinò a San Giacomo di compilare il processo di canonizzazione che fu pronto dopo alcuni anni. San Giacomo raccolse un libro di 63 miracoli autenticati ottenuti per l’intercessione del beato Gabriele.

San Giacomo tornò a predicare la quaresima in Ancona nel 1467, chiamato dal Vescovo.

Numerosi anche i miracoli compiuti da San Giacomo in Ancona: un certo Stefano di circa 27 anni, nato sordo e muto, subito iniziò ad invocare Gesù e Maria appena gli fu posto sopra il Nome di Gesù. E questo dice san Giacomo, avvenne nel 1457, l’ultimo giorno di marzo, alla presenza di molti frati. Racconta ancora il Santo: "nel 1427 una madre aveva fatto il segno della croce col nome di Gesù sul figlio, poi era venuta alla mia predica. Il bambino che aveva quasi due anni, si affacciò alla finestra e cadde dall’alto col capo all’ingiù sulle pietre della strada. Vennero ad avvisare la madre che esclamò: “o Gesù, aiuta mio figlio” arrivato a casa lo trovò senza alcuna lesione". Una donna che aveva difficoltà nel parto aveva avuto travaglio da tre giorni, posto sopra di lei il nome di Gesù, riuscì a partorire.

 

ARQUATA DEL TRONTO

Nel 1425 mentre predicava in queste zone, dovette combattere contro la superstizione e il ricorso alla magia della popolazione, incontrando spesso veri o presunti fattucchieri. Nelle sue prediche ricorda che in questa città aveva trovato una vecchia che avvolgeva su di un bastone come un trofeo gli intestini di un suo nemico, e un’altra donna dello stesso paese, strappava le viscere agli uccisi e se ne cibava.

 

ASCOLI PICENO

San Giacomo conobbe Ascoli quando ancora era un bambino, infatti, dopo aver imparato a leggere e scrivere dallo zio Prete di Offida, venne mandato a proseguire gli studi in questa città.

Tornò sicuramente varie volte in Ascoli, ma la prima venuta documentata risale al 1446, quando fu eletto mediatore per condurre alla pace la città di Ascoli con quella di Fermo. Il 5 giugno dopo alcune trattative, 400 ascolani giunsero nella piazza di Fermo portando ramoscelli di ulivo e inneggiando alla pace. San Giacomo tenne un commovente discorso sulla pace e poi un fermano e un ascolano nei rispettivi dialetti intonarono alcuni stornelli di pace. Tutti si abbracciarono e cominciarono a gridare: "Pace". La giornata terminò con tutti gli ascolani ospitati nelle case dei fermani. Subito dopo il santo si recò ad Ascoli e per rafforzare la pace istituì una confraternita dedicata ai santi Francesco e Girolamo i cui iscritti dovevano darsi da fare per mantenere la pace nella città. Come sede della Confraternità venne scelta la chiesa di S. Silvestro. La Confraternita fu eretta canonicamente il 24 settembre 1446.

Nel 1447 il santo passò ancora in Ascoli come è segnalato da un documento. Ancora nel 1450 San Giacomo era ad Ascoli, nel convento di S. Niccolò per riposarsi e qui, il 16 ottobre, completò uno dei suoi libri, il Campus florum.

Gli ascolani dipendevano dal Santo che sembrava l’unico in grado di riuscire a riconciliare tutte le fazioni. Nel 1453, infatti, gli anziani lo pregavano di venire subito in città, qualche giorno dopo anche il Governatore della marca lo sollecitava ad andare ad Ascoli. San Giacomo però, forse perchè impegnato o forse seccato dalla continue sollevazioni popolari, non venne subito ma venne l’anno seguente insieme con il Beato Marco da Montegallo. Predicò dal pulpito di Piazza Arringo e riuscì ancora una volta a riportare la pace. La città nell’occasione fece anche un voto alla Vergine Immacolata, che si è mantenuto fino agli anni 1960 circa.

Ancora una volta i turbolenti ascolani ricorsero a San Giacomo per risolvere dei tumulti scoppiati nel 1470. Per due volte il Consiglio mandò delle persone a far pressione su San Giacomo perchè tornasse ad Ascoli e alla fine il Santo venne. Il 14 ottobre predicò in piazza insieme al Beato Costanzo da Fabriano e in questa sua venuta San Giacomo compilò alcuni capitoli per mantenere la pace. Durante la sua predica successe un avvenimento che stupì le quattromila persone che affollavano la piazza. Mentre predicava, improvvisamente Giacomo si mise per un quarto d’ora in ginocchio, in silenzio tra la meraviglia della gente. Quando si rialzò disse che in quel momento gli era morta la madre ed egli aveva pregato per la sua salvezza. Il Comune mandò alcune persone a Monteprandone le quali poco dopo confermarono la notizia data dal Santo. Per l’ultima volta, nel 1472, ormai anziano, San Giacomo tornò ad Ascoli a predicare.

Sono una quindicina i miracoli fatti dal Santo in Ascoli, ne raccontiamo solo uno per brevità: l’anno 1470 la moglie del maestro Antonio di Patrignone, residente in Ascoli, aveva difficoltà nel parto perchè il feto aveva assunto la posizione contraria nel ventre per cui si disperava per la salvezza della donna. Erano state preparate anche tutte le cose per il funerale, la donna infatti era stata tre giorni nelle doglie del parto. Nonostante la diffidenza delle ostetriche, il signor Antonio mise un Nome di Gesù sopra di lei. Il bambino si mosse e cominciò ad uscire, nacque sano e fu chiamato Giacomo. (si trattava del pittore Giacomo Bonfini, e il padre era il famoso letterato che scrisse una importante storia di Ungheria: Antonio Bonfini).

 

CALDAROLA

Non sembra che San Giacomo abbia predicato in questa città, ma vi è passato più volte, si ricorda nel 1463 che arrivato a Piefavera, si fece indicare la via da un passante. Nel 1470 e 1472 San Giacomo passò ancora per la strada che passa a Caldarola ma non vi sono ricordati episodi particolari.

 

CAMERINO

San Giacomo venne la prima volta a Camerino alla fine del 1425 o inizio 1426, e fu ospite del Convento di San Francesco. In questa occasione tenne una famosa disputa con l'Agostiniano Andrea Vanni da Cascia il quale era contrario al culto che i francescani diffondevano al Nome di Gesù. A Camerino, la gente si sollevò contro Andrea da Cascia che fu costretto a fuggire a Matelica. Il popolo che era tutto per San Giacomo, andò fino a Matelica e riportarono a forza Andrea a Camerino dove lo costrinsero a chiarire le sue ragioni davanti al Vescovo, ai signori Varano e ai cittadini in una disputa con San Giacomo.

Nel 1455 San Giacomo torna a Camerino per predicare, riavvicinando tanta gente alla fede. Grande scalpore suscitò la conversione di un soldato, Giorgio Albanese. Questi militava con le truppe di Francesco Sforza e cadde prigioniero nella battaglia tra Fermo e Ripatransone il 18 gennaio 1445. Liberato dal carcere si recò a Camerino dove convertito dalle prediche di San Giacomo si fece Frate Minore e divenne poi beato. Durante la sua predicazione ebbe anche la gioia di riammettere nella chiesa un eretico pentito, un certo Nallo di Amatore cittadino di Visso, appartenuto alla setta dei "fraticelli", venne A Camerino da San Giacomo per abiurare. Il santo lo mandò dal vescovo che lo assolse dalla scomunica anche se in seguito ricadde nella setta.

Molti i miracoli operati per il Nome di Gesù, alcuni dei quali raccontati dal Santo stesso: un padre aveva un figlio di circa 3 anni, muto e sordo, per la potenza del sacro nome di Gesù ebbe l'udito e parlava bene. Un uomo paralizzato venne dalla sua località con l'asinello, posto sopra di lui il nome di Gesù, tornò a casa con i propri piedi. Il fatto avvenne alla presenza di Giulio Cesare Varano e del Vicario del vescovo e di circa altre duecento persone. Una bambina di 14 anni era stata portata in braccio da suo padre perché da 15 mesi non poteva muoversi, posto sopra di lei il sacro nome di Gesù, tornò a casa con i propri piedi.

 

CARASSAI

Per due volte fu chiamato dai cittadini per risolvere alcune questioni di confine con i paesi vicini, la prima volta nel 1451 intervenne per conciliare Carassai con Petritoli, anche se la questione si definì solo nel 1472.

La seconda volta fu nel 1454, mentre era a Ripatransone, fu chiamato come mediatore per risolvere alcune questioni di confine con Carassai. A testimonianza della riconciliazione, propose l’erezione della chiesa S. Maria del buon Gesù e vi intronizzò una statua della Madonna in legno policromo.

 

CINGOLI

Nel 1455 da Camerino, venne a Cingoli, dove oltre alla predicazione, fu tanta la stima della gente che gli venne affidato un convento perchè i suoi frati potessero vivere a servizio della città. Il convento di Colle Luce venne dedicato a San Giacomo Apostolo.

 

COLFANO

In questo antico convento, in cui si era soffermato anche San Francesco d’Assisi, e che secondo la tradizione vi aveva fatto scaturire una sorgente d’acqua, si fermò anche San Giacomo nel 1470 mentre era di passaggio da Assisi ad Ascoli Piceno. Probabilmente incontrò il Beato Francesco da Caldarola che dimorava in questo convento.

 

CUPRAMONTANA

Questa città era diventata uno dei centri della setta dei fraticelli e vi fu mandato San Giacomo per combattere con la predicazione questa eresia che confondeva molte persone semplici. A San Giacomo della Marca nominato Inquisitore insieme a San Giovanni da Capestano, era richiesto solo di predicare e assolvere i convertiti, mentre contemporaneamente altre persone ricercavano i fraticelli per processarli. Il 25 novembre San Giacomo scrive al Papa Martino V per ottenere l’autorizzazione a compiere una visita canonica nel convento della Romita di Massaccio (Cupramontana) perchè sembrava che i monaci di quel monastero favorissero i fraticelli. Nel 1426 trovò che nel monastero era rimasto un solo monaco, e il Papa lo diede poi nel 1450 ai Minori Osservanti tramite San Giacomo. In questo convento la tradizione dice che i fraticelli tentarono di avvelenare San Giacomo mettendo il veleno nel calice in cui celebrava la messa, ma al momento della benedizione del vino e dell’acqua, si accorse dell’attentato perchè uscì fuori un serpentello. Il calice che la tradizione attribuisce a questo episodio è conservato da sempre in quel convento e reca segni di corrosione nel fondo della coppa, segno di una sostanza acida, velenosa.

 

FABRIANO

Nel 1426 San Giacomo predicò nella piazza di Fabriano e riporta un miracolo compiuto nel nome di Gesù, successo a un cittadino di Jesi che era presente alle sue prediche. Nel 1442 venne a Fabriano come paciere e inquisitore e in questa occasione si verificò il famoso scontro con Nicolò Piccinino. Era il capitano delle milizie pontificie che combatteva contro Francesco Sforza e un giorno chiese con una certa altezzosità di entrare a Fabriano ma dal senato gli venne negato. Il Piccinino pensò che fosse stato San Giacomo a suggerire il rifiuto e lo invitò all’accampamento per dargli una lezione, intanto pagò tre soldati perchè testimoniassero di aver ascoltato l’ordine in una predica del Santo. San Giacomo provò a giustificarsi dicendo che lui mai aveva predicato una tal cosa, ma i tre soldati corrotti testimoniarono contro e San Giacomo con Fra Venanzio furono messi in prigione. Poco dopo suonarono le campane della città e tutto il popolo si avventò all’accampamento per liberare San Giacomo. Il Piccinino fu costretto a fuggire e i tre soldati che avevano giurato il falso contro San Giacomo morirono tutti e tre di morte violenta come il Santo aveva loro profetizzato mentre testimoniavano contro di lui.

Qui a Fabriano San Giacomo si incontrò con un uomo di Esanatoglia che mentre si trovava a Rieti nel 1444, fu assoldato per uccidere il Santo, anche se poi non ci riuscì. Incontrandolo di nuovo a Fabriano, pieno di rimorso gli chiese perdono in ginocchio e San Giacomo lo abbracciò invocando su di lui la benedizione e il perdono di Dio.

San Giacomo venne a Fabriano nel 1449, come scrive lui stesso nel Dialogo contro i Fraticelli, e dimorò nel Convento di S. Maria di Valdisasso, a Valleremita, un eremo appena fuori Fabriano. Sembra che anche in questo convento come a Monteprandone, il santo abbia costituito una biblioteca. Qui dimorò per un pò di tempo insieme a S. Giovanni da Capestrano.

Nel 1456 San Giacomo arrivò in questa città in qualità di Predicatore della Crociata, ma la sua opera fu messa a servizio soprattutto dei poveri e degli ammalati. Infatti si accorse che c’erano tre ospedali male organizzati, il primo della Confraternita del Mercato, il secondo della Confraternita di S. Maria della Misericordia, e il terzo della Società dei Calzolai. San Giacomo convinse i cittadini  ad unirsi e costituirne uno nuovo, centralizzato. Il 21 ottobre 1456 si misero le fondamenta del nuovo edificio alla presenza di tutti i cittadini. L’ospedale venne intitolato alla Madonna del Buon Gesù e si diede da fare per trovare il personale che si prendesse cura degli orfani e dei poveri ricoverati. Il santo per l’occasione fece dipingere anche un’immagine della Madonna da lasciare nella chiesetta dell’ospedale.

La città di Fabriano ricevette anche dal fedele compagno di San Giacomo, Fra Venanzio da Fabriano, alcune reliquie del santo collocate in una cassetta e gelosamente custodite nella chiesa della Madonna del Buon Gesù.

San Giacomo riporta anche un miracolo compiuto in questa città nel 1464: Evangelista, un barbiere di Pergola che abitava a Fabriano, aveva la moglie sterile da 20 anni, posto sopra di lei il nome di Gesù , la notte stessa rimase incinta e partorì un figlio, e poco dopo un secondo.

 

FANO

La prima volta che San Giacomo venne a Fano fu nel 1423 per combattere l’eresia dei fraticelli. Venne nuovamente nel 1427 e durante la sua predicazione si ammalò Pandolfo Malatesta, signore di Rimini e di Fano, San Giacomo visto il principe giunto agli estremi, gli annunziò la prossima morte esortandolo a confessarsi e comunicarsi. Il principe si accostò ai sacramenti, e pregò San Giacomo di non abbandonarlo e di aiutarlo a ben morire pregando e consigliandolo in quel momento e spirò tra le braccia del Santo il 3 ottobre.

La terza volta, San Giacomo venne nel 1440. in questa occasione si fece paciere tra il conte Guidantonio di Urbino e Sigismondo Malatesta che si guerreggiavano, la pace fu stipulata il 28 marzo. Lo stesso anno, durante la predicazione chiese al comune di accettare alcune sue proposte di legge nelle quali si stabiliva: 1) per la sposa negli ornamenti non si spenda più di un terzo della dote. 2) che non si premettesse in avvenire lo strascico alle vesti delle donne, ma si facessero rotonde e fino a terra. 3) che per i gioielli non si impiegassero più di 100 ducati. Il principe approvò le prime due, ma non la terza. Ma nel 1454 lo stesso principe Sigismondo, pentito, chiama San Giacomo a predicare proprio contro il lusso delle donne che causava la rovina economica di molte famiglie.

San Giacomo tornò a Fano l’anno seguente (1455)e predicò l’intera quaresima e a S. Maria del Ponte Metauro fondò un convento per i Minori Osservanti.

Il Santo predicò per l’ultima volta a Fano nel 1464.

 

FERMO

La prima volta che il santo venne a Fermo fu nel 1442; venne per predicare la quaresima, ecco come Antonio Nicolai, cronista fermano annota la predicazione del santo: "Ha predicato tutta la quaresima e poi per molti giorni ancora nella piazza comunale e predicava così bene da indurre alla massima devozione tutto il popolo fermano, tanto da avere tremila e quattromila persone di fronte ogni giorno di predica e di mattino".

Nello stesso anno san Giacomo si adoperò anche per la costruzione di un convento di frati minori osservanti in città. Gli fu regalata la chiesetta di S. Martino in Varano e lì fu costruito il primo conventino per i frati.

Nel 1446 San Giacomo tornò a Fermo dove venne incaricato da questo Comune e da quello di Ascoli Piceno di condurre le trattative per una pace duratura tra le due città: il 5 giugno, giorno di Pentecoste, arrivarono 400 cittadini da Ascoli Piceno, portando ramoscelli di ulivo e si ammassarono nella piazza principale. San Giacomo tenne a tutti una commovente esortazione alla pace e dopo di lui due uomini intonarono in dialetto fermano ed ascolano degli stornelli di pace. Tutti si abbracciarono e cominciarono ad urlare: “Pace! Pace!”. Due giorni dopo furono stipulati ufficialmente i patti sotto la guida di San Giacomo.

Nel 1451 San Giacomo è ancora a Fermo dove viene incaricato dal Comune di ricomporre alcune discordie cittadine. In questa occasione istituì dei Pacieri per mantenere costantemente la concordia cittadina.

Nel 1459 predicò la quaresima e fece approvare anche alcune leggi negli statuti comunali. Ancora nel 1463 interviene al comune per dare consigli su alcune questioni di governo pubblico e fece da mediatore tra il Vescovo e il Comune che erano in discordia per alcune questioni.

Anche nel 1470 viene chiamato per aiutare Vescovo e Comune a trovare un accordo su questioni in cui erano entrati in tensione. Per l’ultima volta San Giacomo venne in città alla fine del 1472 e predicò contro un visionario albanese che diceva di avere avuto un’apparizione della Madonna che gli aveva detto di costruire una chiesetta. La popolazione gli credeva e San Giacomo più volte li avvertì che era un imbroglione. Per favorire un vero culto alla Madonna e distogliere i fermani da quel ciarlatano, San Giacomo donò una bellissima icona Bizantina, ancora oggi venerata, chiamata “la sacra icona”.

Molti anche i miracoli compiuti in città, furono guariti una donna di 25 anni, muta dalla nascita; un’altra donna che soffriva di forti mal di testa da oltre 18 anni; una donna indemoniata; e un bambino di 7 anni, colpito alla nuca da un calcio di cavallo, creduto morto, guarì appena gli venne posto il Nome di Gesù sul capo.

 

FORANO DI APPIGNANO

San Giacomo venne a Forano nel 1468, a 75 anni di età, dopo essere stato miracolato mentre celebrava la messa nella Santa Casa. Pur avendo scelto Forano per riposarsi, molta gente lo cercava. Giunsero alcune persone del Comune di Macerata per chiedere consiglio al santo riguardo un convento che la città voleva costruire per i frati minori.

In questo convento fu operato il miracolo raccontato da Fra Venanzio da Fabriano: fu condotta una vecchia, indemoniata da più di 12 anni, che nessuno riusciva a dominare. Trascinata in chiesa da due figli, ella urlando digrignava i denti e versava saliva, si agitò al punto che liberatasi dalle mani di uno di loro, diede un sonoro schiaffone a S. Giacomo. Allora il santo disse: "Sicchè così fai tu? E gli fece un segno di croce sulla fronte e quella tanto più arrabbiata bestemmiava e malediceva Dio, la Vergine Maria e tutti i santi del paradiso, allora San Giacomo disse :" sicché tu sei così terribile? Aspetta un poco". Si bagna il pollice con la lingua e con un po’ di saliva, fece un segno di croce sulla fronte di quella spiritata invocando il nome di Gesù e subito quella cascò in terra come morta. E rimase così il tempo di 3 o 4 paternostri e poi tornò in se e fu liberata.

Nel  dicembre 1468 fece assistenza ad un suo confratello: il Beato Francesco da Castel d'Emilio. Era entrato nei francescani come fratello laico e fu San Giacomo che lo volle ordinare sacerdote, avendo visto le sue doti spirituali e intellettuali. San Giacomo gli fu da maestro e modello nella predicazione e nella via spirituale. Questo frate era in quel tempo guardiano a Pesaro, ma sentendo la morte vicina, volle farsi trasportare a Forano per trascorrere gli ultimi giorni di vita con San Giacomo e per morire tra le sue braccia come di fatti avvenne il 3 dicembre.

 

FOSSOMBRONE

In questa città non abbiamo notizie della predicazione di San Giacomo, ma lui stesso racconta un miracolo accaduto mentre era a Fossombrone: “ venne a Fossombrone il nipote di Dom. Corrado, canonico della Diocesi di Fano. Non aveva potuto camminare senza bastone per venticinque anni, come mi aveva scritto il predetto Dom. Corrado. Posto sopra di lui il sacro Nome, lasciato il bastone ritornò coi propri piedi a casa sua.

 

JESI

Nel 1425 San Giacomo predicò in città e propose alcune riforme agli statuti comunali. L’anno seguente, il 5 maggio 1426 una delibera del Consiglio Comunale proponeva di riformare gli statuti secondo le direttive date da San Giacomo quando venne a predicare. Oltre a partecipare alla riforma degli statuti cittadini, istituì anche una confraternita di cui dettò le costituzioni, chiamata del Buon Gesù. La sede iniziale fu a S. Floriano e poi nella chiesa di San Giacomo Apostolo.

Nel 1452 fu di nuovo a Jesi e partecipò anche alla seduta del Consiglio del 22 maggio.

Fu chiamato per l’ultima volta nel 1471 perchè facesse da paciere tra Jesi ed Ancona.

 

LORETO

Per due volte San Giacomo andò nel santuario della Santa Casa per chiedere una grazia particolare, la prima volta, all’incirca verso il 1439, narra Fra Venanzio che San Giacomo di continuo lottava contro la tentazione della carne, e avendo combattuto valorosamente per più di 30 anni, andò al santuario di Loreto e con grande devozione celebrò una messa all’altare della Vergine Maria e si raccomandò alla Vergine pregandola che lo liberasse da quella grande e continua tribolazione. E in poco tempo fu liberato.

La seconda volta, intorno alla fine del 1460, mentre si trovava a Sirolo, andò a piedi a Loreto  e con grande devozione e fede celebrò la messa all’altare della Santa Casa e chiese a  Maria che pregasse il Figlio suo che gli facesse la grazia di guarirlo perchè potesse continuare a predicare il suo Santissimo Nome per la salvezza delle anime. Negli ultimi 20 anni della sua vita infatti San Giacomo fu molto malato, aveva spesso coliche, mal di stomaco, dolore ai fianchi e al fegato, per 20 anni ebbe una emorragia e gli erano caduti tutti i denti. In oltre ebbe il morbo di Parkinson (tremolio alle braccia e alle mani) e il maggior fastidio era che non riusciva a dormire. Anche questa volta ci dice Fra Venanzio, la Vergine di Loreto esaudì San Giacomo.

 

MACERATA

San Giacomo venne per la prima volta a macerata nel 1426, dove tenne la predicazione quaresimale. Approfittò anche per fare alcune proposte di leggi che vennero approvate il 15 marzo. Le leggi riguardavano il lusso delle donne e il gioco d’azzardo. San Giacomo lasciò anche una tavoletta col nome di Gesù per la venerazione, ma dopo tante polemiche, questa tavoletta fu perduta. Sempre in questo anno per richiesta di San Giacomo venne data una grazia ad alcune persone che erano state condannate all’esilio per aver appoggiato un antipapa.

San Giacomo riuscì ad ottenere la pace tra due fazioni rivali anche nel 1440 quando il 30 novembre, in Consiglio Comunale si ordinò che tutti dovevano osservare la pace fatta per merito di San Giacomo.

Nel 1467 i priori di Macerata dopo avergli scritto affinché tornasse a predicare in città, lo andarono a cercare, forse ad Ancona o Recanati, perchè venisse a riportare ancora una volta la pace in città.

Nel 1472 ci fu l’ultimo passaggio di San Giacomo a Macerata, e il comune pagò i viveri per il suo soggiorno.

A Macerata accadde anche il primo miracolo compiuto da San Giacomo e registrato da lui stesso: la Domenica delle palme del 1426, nella piazza del mercato, dove erano presenti migliaia di persone, una ragazza di 18 anni di età, nata muta e sorda, durante la predica del Nome di Gesù esclamò: “Gesù! Gesù!”. Molti altri miracoli vennero compiuti dal santo in questa città: un uomo, indemoniato andava in giro col mantello strappato davanti, scalzo, il diavolo gli aveva tolto la parola e lo stava conducendo verso il fiume Chienti. Tre uomini lo portarono in città, e posto su di lui il nome di Gesù, cominciò a piangere dicendo: “il diavolo mi stava portando a strozzarmi”. Parimenti una donna fu liberata dal demonio invocando il nome di Gesù. Un certo Angelino di Vitale, muto e sordo iniziò a parlare appena gli fu posta sopra la tavoletta del nome di Gesù. Così anche un bambino, Romanello di Cassionello, di 6 anni, muto e sordo iniziò a parlare appena gli fu posto sopra il nome di Gesù. Una donna morsa da un serpente rimase illesa invocando il nome di Gesù, come un’altra donna partoriente che in mezzo al pericolo della morte del bambino, invocò il nome di Gesù e questo nacque in perfetta salute.

 

MAIOLATI

Nel 1425 San Giacomo fu mandato a predicare contro i fraticelli, uno dei centri era proprio Maiolati, dove la setta si era eletta una specie di Papa, che era un sacerdote eretico, una papessa e un imperatore, un certo Ser Guglielmo, nobile di Maiolati.

Contro di loro San Giacomo scrisse un’opera “dialogo contro i fraticelli” in cui attacca questa setta e tutte le loro opere immorali, le falsità con cui ingannavano la gente e addirittura i delitti di cui si macchiavano.

A Maiolati dice lui stesso che fu avvelenato dai fraticelli, precisando la tradizione che dice che il fatto avvenne nel convento della Romita di Cupramontana: “a Maiolati, stavo bevendo dove era stato messo il veleno, ma invocando il nome di Gesù non ne riportai alcun male”.

Un altro miracolo è ricordato ancora dal santo a Maiolati: “ Al castello di Maiolati c’era una donna ossessa da 40 anni: andava nuda per monti, fiumi e selve, saliva sugli alberi, e molte persone non riuscivano a fermarla. Portata da me chiudeva gli occhi per non vedere il sacro nome di Gesù, ma apertili con la forza, cadde come morta, ma fu liberata.

 

 

MATELICA

A Matelica San Giacomo predicò nel 1454, e fu vittima di un attentato. Una mattina infatti aveva predicato sulla sodomia con molta forza tanto che dice Fra Venanzio faceva atterrire e tremare tutti i presenti. In mezzo alla folla c’era un uomo, omosessuale, che preso dall’odio verso il santo decise di ucciderlo. Domandò al convento quando partiva San Giacomo e quale strada faceva, poi si nascose in un’edicola dove era dipinta un’immagine della Madonna deciso ad uccidere di spada il Santo. (Questa edicola è crollata nella prima parte del 1900 e si trasportò l’immagine nella cappella del cimitero). Ma la mattina presto, quest’uomo, poco prima che passasse San Giacomo, sentì parlare l’immagine della Madonna che gli rimproverò: “Che fai tu ribaldo, tu vuoi ammazzare li servi miei?”. Subito cadde a terra scioccato. San Giacomo, essendo ancora buio, non si accorse di niente, mentre più tardi alcune persone raccolsero l’uomo e lo condussero all’ospedale dove dovette trascorrere più di tre mesi per riprendersi. Una volta guarito e pentito, andò a cercare San Giacomo che era a Fermo e gli chiese perdono.

 

MONTEMONACO

Nel 1425 predicò in queste zone ed ebbe molto da fare per combattere l’alone di incantesimo che si era creato intorno a certi stregoni che si facevano retribuire largamente le loro prestazioni.

Vi si recò anche nel 1451 insieme ad alcune famiglie di Acquaviva e Monteprandone per prestare un giuramento riguardo ai confini tra questi due paesi che avevano scelto San Giacomo come mediatore per risolvere la controversia.

 

MONTEPRANDONE

Il paese diede alla luce il grande santo nel 1393.

Pascola pecore

Nel 1449 San Giacomo torna nel suo paese per seguire i lavori del convento di S. Maria delle Grazie, col permesso ottenuto dal Papa Nicolò V con la bolla del 22 agosto 1449. Lasciò come dono la venerata immagine in terracotta della Madonna delle Grazie a cui intitolò il convento. Intorno al convento fece piantare anche un bosco di querce (la tradizione dice che le piantò tutte lui con le sue mani). Del bosco, distrutto nel 1800, resta oggi solo il troncone dell’ultima quercia, crollata nel 1973, al centro della quale era nato un cipresso. Oggi dalle sue radici sono nate altre due querce che prendono in posto della quercia madre.

Nel convento istituì anche una biblioteca nella quale nel 1472, da un catalogo compilato da lui stesso c’erano quasi 200 volumi.

Per due volte fu chiamato a fare da paciere tra Monteprandone e i comuni limitrofi per questioni di confine. Una volta con Acquaviva, nel 1451; la seconda, nel 1463, con San Benedetto del Tronto con cui stabilì i confini presso il torrente Ragnola, facendo la sede del tribunale con un banchetto di legno davanti al convento di Santa Maria delle Grazie a Monteprandone.

Nel 1471 per suo interesse fu costruita una cisterna con relativa fonte e si fermò un poco per catalogare i suoi libri. Anche nel suo paese natale compì dei miracoli: un fanciullo, Francesco, non poteva camminare senza stampelle perchè poliomelitico, lo portarono da lui che gli disse: “nel nome di Gesù, cammina senza stampelle”, il ragazzo cominciò prima a camminare lentamente come se facesse i primi passi, poi si mise a correre e saltare.

L’anno dopo, nel 1472, San Giacomo si fermò ancora un poco nel convento e compì un altro miracolo: liberò una donna indemoniata col segno della croce sulla fronte.

 

MASSA FERMANA

 

OFFIDA

San Giacomo vi andò all’età di 9 anni, accolto da uno zio Prete che lo avviò anche agli studi oltre che alla vita spirituale. Da Offida si recava ad Ascoli per la scuola e vi rimase per alcuni anni, finché non si trasferì a Perugia per studiare legge. Molto probabilmente sarà ritornato anche da sacerdote ma non ci sono pervenute notizie a riguardo.

 

OSIMO

Nel 1439 alla fine dell’anno San Giacomo si trova ad Osimo dove predica e il popolo donò un pezzo di terra per costruirvi un convento di frati Minori Osservanti, che venne dedicato  all’Annunziata.

Nel 1441 fu chiamato a predicare la quaresima in duomo, durante la predicazione il santo fu chiamato a dirimere anche una controversia circa la tassa sul bestiame.

Nel 1452 San Giacomo tornò per predicare la quaresima insieme a Fra Giovanni d’Ischia. L’ultima volta venne il santo nel 1461 quando nel convento dell’Annunziata di Osimo si svolse a Pentecoste il Capitolo Generale dei Frati Minori Osservanti, e sempre in quest’anno fu chiamato dalle autorità cittadine a predicare e in questa occasione il santo fece costruire sotto la piazza principale una cisterna per la raccolta dell’acqua della capacità di circa 6000 ettolitri che serviva come riserva nei periodi estivi o in caso di assedi di nemici verso la città.

 

PESARO

Predicò la quaresima in questa città nel 1430, il 10 aprile domenica delle palme, la gente cominciò a gridare: “viva, via il bon Gesù de frate Jacobo” testimoniando così il seguito che la gente aveva per San Giacomo e per la devozione al Nome di Gesù da lui diffusa.

Lui stesso testimonia l’episodio capitatogli in questa città: un certo usuraio di Pesaro venne da me dicendomi: ho raccolto per via alcuni fuscelli caduti dalle siepi, ho forse peccato? Io dissi: no! Poi mentre predicavo in piazza sui valori della pace, vennero tutte le genti dei dintorni e quell’usuraio davanti al pulito gridava: perdonate per l’amor di Dio. Allora un contadino poveramente vestito gli disse: Giammai ti perdonerò, se non mi restituirai quel paio di buoi che mi hai sequestrato con le usure”. Quell’usuraio che si chiamava Marchetto, visitava spesso il santo e solo in quell’occasione San Giacomo si accorse che si stava prendendo gioco di lui e allora cacciandolo via gli disse: “guardati di non venire più da me, ribaldo”.

 

RECANATI

Molte volte San Giacomo venne a Recanati e singolare fu la stima e l’affetto che tutti i cittadini avevano per il Santo come dimostrano questi fatti:

Nel 1427 San Giacomo venne a Recanati per predicare e al termine della predicazione, lascia al Comune 14 punti perchè vengano aggiunti agli statuti cittadini per il bene di tutto il popolo. Il senato accolse tutti i punti tranne quello che riguardava gli ebrei, San Giacomo allora se ne andò dalla città e il senato per timore che il Santo se ne andasse, si riunì nuovamente e accettò anche l’ultima proposta. La stima per San Giacomo era tanta che il Consiglio si riunì anche se la legge non lo permetteva perchè le proposte bocciate non potevano essere ripresentate prima di un anno.

San Giacomo tornò alla fine del 1446 e all’inizio del 1447 per fondare il convento dei Frati Minori Osservanti, chiamato S. Maria in Varano.

Nel 1448 egli chiese al comune che si celebrasse nel convento la festa della Visitazione della B. Vergine Maria.

Nel 1450 il Consiglio Comunale di Recanati stabilisce che a nessuno è consentito predicare nella piazza pubblica, fatta eccezione per San Giacomo della Marca. Nessuna chiesa era infatti capace di contenere la folla che veniva ad ascoltare le sue prediche.

Nel 1453 si interessa perchè il Comune dia un sussidio per costruire una cisterna nel convento.

Nel 1457 San Giacomo è ancora a Recanati e mette a disposizione la sua capacità di mediatore per rappacificare alcune discordie cittadine. Propone l’istituzione di un “Octovirato”, cioè un consiglio di otto cittadini dei vari quartieri perchè si trovasse un accordo pacifico in città. Nel 1459 torna lui stesso in città e fa parte lui stesso di questo Octovirato perchè si raggiungesse la pace.

L’affetto dei Recanatesi per il santo si vede anche dal fatto che nel 1466 il comune decide di pagare le spese per mantenere San Giacomo e i suoi compagni che stavano venendo a Recanati da L’Aquila.

 

 

SAN GINESIO

Nel 1470, fuori del paese di San Ginesio, gli portarono un giovane infermo da tanti anni, poliomelitico e si muoveva con grande difficoltà. I genitori lo portarono dal santo e il giovane cominciò a chiedere aiuto piangendo. San Giacomo si commosse e gli fece il segno della croce con la mano dicendogli: “Alzati, nel nome di Gesù”. Il fanciullo si alzò con l’aiuto di San Giacomo e cominciò a camminare appoggiato al santo e dopo un pò, da solo.

Una secondo episodio è legato al passaggio del santo a San Ginesio. San Giacomo, con alcuni compagni durante un viaggio nel 1472, passarono sotto San Ginesio e la folla saputo dell’arrivo del santo, accorse per vederlo e toccarlo e dice Fra Venanzio che era tanta la calca che non riuscivano ad andare ne avanti ne indietro e fu necessario che San Giacomo facesse una mezza predica improvvisata e benedisse il popolo, e a gran fatica riuscirono a partire.

 

SAN SEVERINO

La presenza di san Giacomo a San Severino è attestata per la prima volta nel novembre del 1426. In questa occasione, San Giacomo aveva dato anche al comune alcune rubriche per i nuovi statuti che si stavano riformando. 

Il 9 giugno del 1446 san Giacomo tornò a San Severino per un evento memorabile. Venne in questa città neutrale insieme ai delegati delle città di Fermo e di Ascoli Piceno per firmare un patto di pace tra queste due comunità in perenne lotta tra loro. San Giacomo dopo aver convinto le due comunità a raggiungere un accordo, li portò a San Severino per ratificare giuridicamente questo storico evento.

Nel 1454 san Giacomo predicò la quaresima in città e propose, come al suo solito, al consiglio comunale alcune proposte di legge su alcuni aspetti di vita sociale (il lusso nei vestiti delle donne, immoralità pubblica, ecc.) il Consiglio discusse e approvò le sue richieste il 14 aprile 1454 con 68 voti favorevoli e 6 contrari; pochi giorni dopo andò lui stesso al palazzo municipale per far trascrivere esattamente nei libri delle Riformanze le decisioni prese.

In questa occasione avvenne  anche un miracolo raccontato dal Santo stesso: un uomo, chiamato Quattrino, di San Severino Marche, indemoniato da 40 anni, aveva gli occhi di sangue, schiuma alla bocca, il ventre gonfio e molti uomini non riuscivano a tenerlo. Portava al collo un "breve" dove erano scritti molti nomi di diavoli e credeva che se l'avesse tolto lo avrebbero soffocato. Appena toltogli il breve e messo davanti agli occhi il nome di Gesù, fu liberato.

 

SANT’ELPIDIO

Nel 1454 San Giacomo venne per sedare alcune discordie insorte tra Sant’Elpidio e Fermo e secondo la tradizione gli abitanti di Sant’Elpidio gli concessero un convento per abitare lui e i sui frati. Nel 1470 una seconda volta vi si recò da Fermo per celebrare un matrimonio di coscienza.

In questa città San Giacomo operò anche un miracolo: un medico della città aveva un figlio zoppo e fu sanato nel nome di Gesù.

 

SARNANO

Nel 1470 si recò in questa città, chiamato dal Comune per predicare e riportare la pace. La tradizione dice che si debba al suo merito la celebre fonte di acqua minerale che porta il suo nome: fonte San Giacomo.

 

 SIROLO

San Giacomo venne in questo convento nel 1467 per riposarsi, era ormai anziano e malato. In questo convento ebbe fortissimi dolori ai fianchi. Questi dolori si aggiunsero ad altre patologie che si portava da tempo, ebbe per 9 anni una emorragia e i medici lo avevano avvertito del pericolo di morte. Per un certo periodo ebbe un tremolio alle mani e alle braccia, la gotta e aveva grande difficoltà a dormire. Per tutti questi motivi, il santo da Sirolo decise di fare un pellegrinaggio a piedi a Loreto per chiedere la grazia e poter continuare ad annunciare la Parola di Dio.

 

TOLENTINO

San Giacomo fu in questa città nel 1426.

 

 

TREIA

Nella città di Treia San Giacomo si fermò per un po’ di tempo nel 1442 e proprio qui, il 17 aprile,  terminò di scrivere una delle sue opere: il Compendium Theologiae Moralis".

 

URBANIA

In questa città  San Giacomo se non ha predicato, sicuramente ha soggiornato di passaggio perchè lui stesso narra un miracolo accaduto qui: “A Castel Durante (Urbania) venne una donna di Cagli col marito, dentro una cesta sopra un asino. Posta a terra e messole sul capo il nome di Gesù, sene tornò con i propri piedi nel nome del Signore Gesù”

 

URBINO

Nel 1442 predicò nel periodo d'Avvento in questa città e parlando un giorno del rispetto dei genitori, fece un esempio sul perdono che i figli devono chiedere ai genitori di cui fu testimone ad Urbino. " Io voglio che tutti i figli e le figlie genuflessi chiedano perdono ai genitori delle loro disobbedienze. E coloro che non l'hanno vadano al sepolcro e dicano la loro colpa alle loro ossa e alle polveri, affinché la divina benedizione scenda su di loro. Così come io vidi, predicando in Urbino nel novembre del 1442, il signor Conte Guidantonio, grande signore, che andò al sepolcro di suo padre e, di fronte al popolo, confessò la sua colpa".

 

 

USSITA

Nel 1426, mentre predicava nella zona, notò delle turbolenze in città e propose l’istituzione di pacieri, eletti tra le persone serie ed equilibrate dei quartieri e godere di autorità per mantenere la pace cittadina. A conclusione della sua opera, convinse il senato a istallare nel frontone del palazzo municipale il monogramma del Nome di Gesù.

 

VISSO

Durante la predicazione che fece nel 1425, San Giacomo dice di aver trovato molta superstizione, e usanze magiche e sacrileghe, inoltre riportò la pace tra le diverse fazioni e propose di eleggere dei Pacieri per mantenere la concordia in città. All’inizio del 1426, il 22 gennaio fu invitato per la prima volta a partecipare a qualche seduta del Consiglio Comunale e vennero accettate le sue indicazioni. Nel 1427 mentre predicava a Camerino, incontrò un medico di Visso raccontandogli che per una discussione con un suo concittadino, gli vennero uccisi i suoi 4 figli e il Santo nella predicazione toccò talmente il suo cuore che riuscì a fargli perdonare l’assassino.

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